Post by ArduinoPost by RosellaHo sentito una intervista radiofonica in cui un medico, che si
occupa da anni di questi casi, afferma che il corpo soffre e lo si
vede dagli spasmi che ha ma essendoci una corteccia cerebrale
atrofica il paziente in realtà non si rende conto del dolore.
Siccome nessuno di questi pazienti (stato vegetativo oltre i 10
anni) è mai tornato tra noi per raccontarci se è vero o meno cmq si
sceglie di utilizzare sedativi per ovviare ad eventuali dolori.
Si potrebbe tentare di vedere se ci sono variazioni
nell'elettroencefalogrammo in risposta a piccoli stimoli
Qui di seguito ti cito due parti tratte da questo link
http://www.eius.it/giurisprudenza/2008/104.asp
Credo che per giungere a simili conclusioni, non solo relative al caso
specifico, ma a livello generale, simili test siano stati effettuati, se no
come si fa ad affermare che non vi è nessuna reazione a livello psichico?
......
«Il paziente ventila, gli occhi possono restare aperti, le pupille
reagiscono, i riflessi del tronco e spinali persistono, ma non vi è alcun
segno di attività psichica e di partecipazione all'ambiente, e le uniche
risposte motorie riflesse consistono in una ridistribuzione del tono
muscolare. Consegue alla totale distruzione della corteccia o delle
connessioni cortico-diencefaliche, mentre il tronco encefalico sopravvive e
resta funzionante. I principali referti neuropatologici sono necrosi
laminare della corteccia cerebrale, il danno diffuso delle vie
sottocorticali o la necrosi bilaterale del talamo, ove originano le
proiezioni reticolari per la corteccia. L'essenza dello Stato vegetativo,
come descritto da Jennett e Plum [avvertenza dell'estensore: nel testo della
Relazione risulta una nota con citazioni a piè di pagina] è "la mancanza di
ogni risposta adattativa all'ambiente esterno, l'assenza di ogni segno di
una mente che riceve e proietta informazioni, in un paziente che mostra
prolungati periodi di veglia". Questi pazienti sono in grado di respirare
spontaneamente, e le loro funzioni cardiovascolari, gastrointestinali e
renali sono conservate (di solito non le funzioni sfinteriche, e i pazienti
sono incontinenti). A volte sembrano dormire, con gli occhi chiusi, altre
volte sembrano svegli, con gli occhi aperti. Gli stimoli sensoriali intensi
possono provocare accelerazione del respiro, apertura degli occhi, smorfie
mimiche o movimenti degli arti. Talora sono presenti, senza alcuno stimolo,
movimenti spontanei automatici (masticazione, deglutizione ma anche sorrisi
o smorfie di pianto). L'EEG può mostrare una residua attività elettrica
corticale. Escludono lo stato vegetativo la presenza di segni anche minimi
di percezione cosciente o di motilità volontaria, come una risposta
riproducibile a un comando verbale o gestuale, anche limitata al semplice
battito degli occhi. I concetti di persistenza e di permanenza vanno
distinti. Mentre l'aggettivo persistente si riferisce solo a una condizione
di passata e perdurante disabilità con un incerto futuro, l'aggettivo
permanente implica l'irreversibilità. Può dirsi quindi che quella di Stato
vegetativo persistente sia una diagnosi, mentre quella di Stato Vegetativo
Permanente sia una prognosi. Tale distinzione, elaborata dalla MultiSociety
Task Force on PVS nel lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine,
vol. 330, n. 21 e 22, è condivisa da questo gruppo di lavoro, che considera
quell'elaborato la migliore sintesi scientifica e clinica oggi disponibile
[avvertenza dell'estensore: nel testo risulta una nota con citazioni a piè
di pagina]. La Task Force ha raggiunto un accordo su alcuni punti. Uno di
essi è che prima di dichiarare permanente, cioè irreversibile, lo stato
vegetativo di origine traumatica di un soggetto adulto è necessario
attendere almeno dodici mesi [avvertenza dell'estensore: nel testo risulta
una nota con citazioni a piè di pagina, ove in particolare si precisa che "è
sufficiente un lasso di tre mesi per gli adulti e i bambini che siano in
Stato Vegetativo Persistente a seguito di danni di origine non traumatica"].
Trascorso tale lasso di tempo, la probabilità di una ripresa di funzioni
superiori è insignificante (...). Lo Stato Vegetativo Permanente indica una
situazione sia clinica sia giuridica del tutto diversa da quella che,
secondo la legislazione attuale italiana (e di tutti gli altri paesi), può
portare alla certificazione di morte cerebrale. È fuori discussione, dunque,
che gli individui in SVP non rispondono ai criteri per l'accertamento della
morte cerebrale. Resta il fatto, però, che per essi non sarà mai più
possibile un'attività psichica e che in essi è andata perduta
definitivamente la funzione che più di ogni altra identifica l'essenza
umana. Essi (...) sono esseri puramente vegetativi (...) [N.B. : le enfasi
grafiche sono state aggiunte qui ed ora].
..........
Preso atto della documentazione anche di natura clinica acquisita, la Corte
ha ritenuto al riguardo provato, appunto, che Eluana effettivamente si
trovasse «in Stato Vegetativo Permanente, condizione clinica che, secondo la
scienza medica, è caratteristica di un soggetto che "ventila, in cui gli
occhi possono rimanere aperti, le pupille reagiscono, i riflessi del tronco
e spinali persistono, ma non vi è alcun segno di attività psichica e di
partecipazione all'ambiente e le uniche risposte motorie riflesse consistono
in una redistribuzione del tono muscolare". Questo stato (...) è
caratterizzato da un "quadro prognostico di irreversibilità" (...). È
accertato che lo stato vegetativo di Eluana è immodificato dal 1992, è
irreversibile e che la cessazione della alimentazione a mezzo del sondino
nasogastrico, richiesta dal tutore e dal curatore speciale, la condurrebbe a
sicura morte nel giro di pochissimi giorni» [N.a.: enfasi grafiche aggiunte
qui ed ora].
........
Post by ArduinoPost by RosellaIl punto secondo me è se una alimentazione forzata può considerarsi
accanimento terapeutico o meno in casi ritenuti irreversibili come
per lo stato vegetativo permanente.
Su questo punto io penso si debba avere coraggio: Se superato un
determinato limite, si ritiene accettabile interrompere la vita di
chi ha espresso parere favorevole in questo senso: si dovrebbe avere
il coraggio fino in fondo.
Cosa penseresti di uno che ti dicesse: "Il mio cane è talmente malato
che ho deciso che è meglio farlo smettere di vivere. Però dato che
non voglio ucciderlo, ho scelto di non dargli più da mangiare e da
bere". Al minimo, penseresti che è scemo.
Vero, incongruenze del nostro paese che ancora non ha legiferato in modo
intelligente riguardo a simili eventualità.
Non esiste l'eutanasia quindi puoi far morire di fame (interrompere
l'accanimento terapeutico) ma non puoi dare il colpo di grazie per non far
soffrire ulteriormente.
Ma tornando al caso specifico la mia personalissima opinione è che si è
trattato di togliere l'acqua a una piana quindi nessuna sofferenza. E sempre
mia opinione personalissima se mi fossi trovata al posto di quella ragazza
avrei preferito morire di fame che restare li.
Post by ArduinoPerciò penso sarebbe il caso di avere il coraggio di non essere
ipocriti, e fare una legge che stabilisca di interrompere le
esistenze che non hanno senso con un iniezione letale.
Su questo concordo pienamente.
Rosella