Artamano
2010-11-03 21:07:35 UTC
articolo interessante perchè mostra la stupidità della cultura occidentale
attuale.
Secondo Barbujani le ricerche di Lynn,pur discutibili,sono sbagliate perchè
porterebbero alle camere a gas.
Ora,posto che la storia l'hanno scritta i vincitori e le pretese camere a
gas sono una storia difesa con la forza,non c'entrano niente con il
quoziente di intelligenza.
Nessuno ha mai detto che gli ebrei fossero stupidi.
E il problema dell'ereditarietà delle caratteristiche psichiche è complesso
e spinoso per la cultura attuale.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Tempo%20libero%20e%20Cultura/scienza-filosofia/rubrica-storia-delle-idee/sud-intelligence-richard-lynn.shtml?uuid=7bbb2d52-2f7a-11df-bae3-75ef8957a0d6
Ma al Sud si è più stupidi?
di Guido Barbujani
Nel numero di gennaio della rivista «Intelligence», Richard Lynn, psicologo
nordirlandese, ha proposto una tesi che fà discutere: il sud dell'Italia è
più povero del nord perché i suoi abitanti sono meno intelligenti, e al sud
sono meno intelligenti perché nel corso della storia si sono mescolati con
gli africani, che sono ancora più stupidi.
È una tesi che va presa sul serio, se non altro per le conseguenze esplosive
che avrebbe se si dimostrasse fondata.
Vediamo allora da dove viene. Lynn ha cominciato calcolando quozienti
d'intelligenza, i famosi QI. In realtà non li ha proprio calcolati: per fare
prima ha preso i test del PISA, il programma della OCSE per la valutazione
degli studenti, e ha scoperto che Veneto, Trentino e Friuli stanno un pelo
sopra la media OCSE, che è 509, mentre tutto il resto d'Italia sta sotto, e
la Sicilia molto sotto.
Tramite una formula che non si premura di spiegare ha trasformato queste
misure di successo scolastico, che come sappiamo dipende da tanti fattori,
in misure di QI, cioè in qualcosa che secondo lui è congenito ed ereditario.
Poi ha preso vari indici di scolarità, reddito, statura e mortalità
infantile, e ha visto che sono correlati col QI. «Ergo - dice Lynn - al sud
ci sono redditi inferiori, si muore di più da bambini, si va a scuola di
meno, e addirittura si è più bassi, perché si è meno intelligenti».
Siccome poi ha letto che in Europa molte caratteristiche genetiche sono
distribuite a gradiente da sud a nord (dal Paleolitico in poi, è dal Medio
Oriente che sono venuti i nostri antenati) ha puntato il dito sugli
immigranti africani, a suo dire notoriamente poco intelligenti. È colpa
loro, dei loro geni scadenti. Piano però: qualcosa non quadra. Anzi,
parecchio. Intanto, chiunque abbia un po' di familiarità con la statistica
sa che è facile trovare delle correlazioni, ma scoprire le cause dei
fenomeni è una storia diversa. Il consumo mondiale di Viagra è inversamente
correlato con la produzione di camion in Svezia: uno cresce, l'altra cala.
Chi però sostenesse che i farmaci contro l'impotenza si diffondono a causa
della crisi dell'industria camionistica (o viceversa) sarebbe prima o poi
costretto a sostenerlo dall'interno di una camicia di forza. Quindi non si
capisce cosa renda Lynn così sicuro che gli scarsi QI siano la causa, e non
l'effetto, della povertà e dei bassi livelli d'istruzione (sulla statura,
lasciamo perdere).
E chi l'ha detto poi che gli africani sono meno intelligenti degli altri? Ma
sempre Lynn, nel suo libro Differenze razziali nell'intelligenza. Se lo si
sfoglia, i dubbi però aumentano. Tutta l'Africa, ogni singolo paese, ha QI
bassi e uguali: Ciad, Sudan, Somalia. paesi in guerra, chi mai sarà andato a
fare dei test in ognuno di loro? E poi i conti non tornano. I dati del PISA
sono in rete, e non dicono quello che dice Lynn. La media OCSE, dicevamo, è
509 punti e l'Italia, con 511, ci sta un po' sopra. Ma come è possibile, se
secondo Lynn in tutte le regioni tranne tre, i nostri studenti sono ben
sotto la media? E infine: nel test del PISA i peggiori studenti sono i
lussemburghesi e i norvegesi; anche Francia e Polonia sono messi peggio di
noi. È sempre colpa dell'immigrazione storica dall'Africa? In Norvegia?
La psicologia moderna ha abbandonato questo tipo di analisi. Nelle
intenzioni del suo inventore, Alfred Binet, il calcolo del QI serviva ad
altro, cioè a individuare in che aree cognitive un bambino avesse delle
difficoltà, per meglio indirizzare lo sforzo didattico. L'uso del QI per
giustificare le disuguaglianze sociali e fra popoli, attribuendole a una
gerarchia innata e quindi immutabile, ha avuto la sua stagione ai primi del
Novecento ma è stato abbandonato per due motivi: perché è scientificamente
indifendibile, e perché ha portato dritti alle camere a gas.
Tutti sappiamo che non siamo tutti uguali. Sappiamo però che ci sono tante
forme d'intelligenza, e riassumerle in un solo numero è, più che
impossibile, insensato. Chi è più intelligente, una che gioca bene a scacchi
e va male in storia, o uno che prende buoni voti ma non sa cambiare una
lampadina? Capire le basi di queste differenze, che sono in parte anche
biologiche, è un compito difficilissimo, ma quando ce l'avremo fatta avremo
più strumenti per aiutare chi ne ha bisogno. Con questi nobili propositi,
Lynn non ha niente a che fare. Non ha nemmeno provato a verificare
seriamente un'ipotesi: ha solo ribadito, condendoli con calcoli strampalati,
i suoi personali e sciocchi pregiudizi.
14 marzo 2010
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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La rivincita della scienza
http://www.uomo-libero.com/
V'è un complesso di tecniche diagnostiche neurologiche che si chiamano brain
imaging, vale a dire "immagine cerebrale": I' elettroencefalografia
tridimensionale che si avvale di modelli matematici; la tomografia a
emissione di positroni - la cosidetta PET; le immagini da risonanza
magnetica funzionale la cosidetta fMri - che dà una misura della irrorazione
sanguigna nei vari vasi cerebrali; la spettroscopia a risonanza magnetica -
il cosidetto Mrs - che valuta le variazioni biochimiche, più la nuova
tecnica PET chiamata gene reportersonda reporter che consente per ora, su
alcuni animali e su bambini affetti da malattie incurabili, di seguire e
individuare i geni specifici che, dentro il cervello, si illuminano sullo
schermo di uno scanner.
Sono mezzi di alta e penetrante ricerca, che consentono una valutazione
diretta del rapporto fra le varie strutture del cervello e la loro funzione.
Ma tutto questo non è affatto nuovo. Nel nostro volume Le radici e il seme,
uscito in prima edizione nel lontano 1981, io elencavo tutti i fattori
scientifici diretti e indiretti che consentivano di stabilire in modo
inconfutabile questo rapporto. Scrivevo infatti allora, sulla base di
elementi raccolti nei decenni precedenti e stesi in volume nel corso del
1979 - 1980: "Vi è stato un lungo tempo - da quando il neurochirurgo
portoghese Moriz la introdusse nel 1936, fino agli anni '50 - in cui veniva
largamente praticata la lobotomia prefrontale (o leucotomia) su pazienti
psicotici o affetti da intollerabili crisi dolorose allora non altrimenti
curabili; vi sono stati casi, fortunatamente molto meno numerosi, di
soggetti operati di lobectomia temporale bilaterale per grave epilessia
farmacologicamente incontrollabile, e di amigdalectomia per turbe del
comportamento sessuale, inclusa la omosessualità; vi sono state due guerre
mondiali, e tutto un calendario di guerre minori, con legioni di craniolesi
di ogni tipo e ogni entità; vi è la recente scientifizzazione della
psichiatria, con le lucide acquisizioni relative alla stretta connessione
tra turbe psichiche ed alterazioni organiche, sia anatomiche, sia e
soprattutto bioumorali, su base genetica; vi è tutto un pullulare di
laboratori sperimentali in cui - stimolando, lesionando o asportando parti
dei centri nervosi di animali - si evidenziano i comportamenti connessi a
quei centri o controllati da essi; vi sono tutte le malattie del cervello -
vascolari, infettive, tumorali - che offrono ogni giorno al neurologo o al
neurochirurgo il quadro plastico dell'intima relazione tra ,specifici schemi
di comportamento e specifiche aree dell'encefalo.
Vi sono intere biblioteche sull'argomento, montagne e montagne di pagine
sotto forma di comunicazioni personali o di equipes, relazioni di congressi
e convegni, pubblicazioni scientifiche, riviste, opuscoli, testi e trattati.
Ebbene, le conclusioni sono sostanzialmente univoche: il substrato organico
della visione cosciente è in quella certa area, quello della parola
nell'altra, quelli dell'attività, dell'aggressività, del senso di
responsabilità o del pensiero astratto in quelle altre ancora; distruggi
quel centro bilateralmente, e quel soggetto non avrà più memoria alcuna, né
remota né recente; stimola quel certo punto della corteccia, e riaffiorerà
quel certo specifico ricordo, riapparirà quella certa determinata immagine,
verrà rivissuta dal soggetto quella certa particolare esperienza; danneggia
quel nucleo e scomparirà ogni aggressività, irrita l'altro e il
comportamento sessuale si farà a anomalo. Separa i due emisferi cerebrali
sezionandone le connessioni mediane, ed otterremo due diverse personalità
intellettive, due mondi separati ed i dipendenti di esperienze sensoriali e
di loro elaborazione, di capacità mnemoniche e di capacità di apprendimento.
Se v'è oggi qualcosa che per lunghi decenni sia stato studiato, indagato,
frugato, vivisezionato, misurato, pesato, confrontato, quel qualcosa non può
essere, senza ombra di dubbio, che il rapporto fra struttura e funzione del
cervello dell'uomo.
E tuttavia l'intera cultura corrente, e quindi l'opinione dei più, è
larghissimamente dominata da indirizzi e scuole di pensiero, filosofiche,
ideologiche, antropologiche, psicologiche, sociologiche, pedagogiche,
morali - che pretendono di studiare, definire e interpretare, o addirittura
indirizzare e determinare, i comportamenti umani, ossia la funzione, senza
conoscere nulla della struttura che la sottende. Anzi, ignorando del tutto
l'esistenza stessa di un rapporto struttura - funzione nel campo della
psiche umana.
Non ci occuperemo qui dell'assurdità, dell'anacronisticità, della
pateticità, della pericolosità di tale diffuso fenomeno, e neppure ci
preoccuperemo delle sue cause, di cui abbiamo discusso altrove. Si tratta
del resto di un fenomeno che non risparmia quasi alcuno dei molteplici campi
della conoscenza scientifica: dalla microfisica alla biologia molecolare,
dalla genetica all'etologia, dalla psicologia sperimentale alla
neurofisiologia, tutte le branche della ricerca e del sapere scientifico
vengono oggi formalmente ossequiate, ma sostanzialmente e praticamente
ignorate. Si accettano e si utilizzano le loro applicazioni pratiche in
campo tecnologico, ma non si raccoglie la loro lezione fondamentale.
Il partito dell'anti-scienza, il gran partito di Utopia, con tutte le sue
opposte sette e tutte le sue ramificazioni che giungono a dettare sudditanza
ideologica o psicologica persino ad uomini della ricerca e del sapere
scientifico ,
domina oggi incontrastato il mondo della pubblica opinione e della cultura
di massa. ". Ma oggi non è più così. Ufficialmente, grandi nomi della
ricerca, della applicazione pratica e dell'insegnamento universitario
ammettono scopertamente, talora con rammarico, la inconfutabilità delle
conclusioni, Per molti di loro, soprattutto in America, la formazione
culturale di fondo è stata di tipo illuministico: l'ambiente -
l'educazione - era l'elemento determinante sia della personalità individuale
che del progresso evolutivo della umanità. Niente era innato. Ora, la nuova
scuola dissacra le basi di questa formazione.
Il capo naturale di questa scuola è Edward 0. Wilson, un grande zoologo,
autore di due libri che hanno lasciato un profondo segno: The insect
Societies, e Sociobiologia: la nuova sintesi. E il creatore di una nuova
disciplina, la sociobiologia. Le conclusioni scientifiche non lasciano
dubbi: il cervello umano - ogni singolo cervello umano - non è una tabula
rasa che l'esperienza debba riempire attraverso l'accumulo di impressioni e
informazioni, ma è un "negativo impressionato in attesa di essere immerso
nel liquido di sviluppo".
L'ambiente, cioé la vita che lo accoglie e lo nutre, può portarlo - a
seconda che esso sia positivo o negativo - al massimo della sua pienezza o
al minimo della crescita e del rigore: il cervello di un grande matematico,
o di un prodigioso portiere di calcio, se non è stimolato da attività ed
esercizio non svilupperà mai le proprie caratteristiche, mentre al contrario
ricerca ed allenamento stimoleranno lo sviluppo pieno delle potenzialità
genetiche. Quello che però è certo è che il risultato conclusivo era già
contenuto, in potenza, nella pellicola genetica del cervello.
Il problema centrale, conclude Wilson, è che dalla genetica non dipendono
soltanto l'intelligenza, le inclinazioni, i ruoli, l'aggressività e
l'emotività, ma anche le scelte morali fondamentali, che non sono affatto il
prodotto di un libero arbitrio, ma espressione di tendenze iscritte da
sempre nel patrimonio genetico del nostro cervello. Queste sono, del resto,
affermazioni lucidamente scritte nel mio libro del 1981.
Un altro volume, edito nel 1993 da un altro Wilson, James Q. - senza legame
alcuno con Edward O. Wilson - è The moral sense, che tratta del rapporto tra
scelte etiche e regioni limbica e ipotalamica del cervello. Un libro che ha
avuto grande influenza nell'ambiente neuroscientifico: sono anche queste
conclusioni tratte nel mio libro del 1981.
E questa ormai la posizione sostanziale che neuroscienziati e ricercatori
hanno in comune, ma che viene espressa con estrema cautela. Il fondatore
stesso della sociobiologia, Edward O.Wilson, è un vecchio liberal infarcito
da sempre delle antiche sciocche credenze politically correct -
antirazzismo, femminismo, permissivismo sessuale, bontà naturale dell'uomo,
raziopacifismo ed enuncia le verità inconfutabili della scienza con palese
rammarico.
Parlando della differenza genetica tra maschio e femmina nella visione delle
cose, e quindi della naturale separazione del loro lavoro, Wilson scrive:
"Ora, non sappiamo a che punto della evoluzione umana questo tratto sia
emerso, né quanta resistenza opponga alle continue e giustificate pressioni
esercitate in nome dei diritti umani".
Ecco, in questa espressione di Edward O.Wilson le "giustificate" pressioni
tradiscono il politically correct, senza impedire alle femministe americane
di invadere una sua sala di conferenze, di rovesciargli addosso acqua e
blocchetti di ghiaccio, e di sbeffeggiarlo pubblicamente.
Inoltre, la più famosa femminista americana, Gloria Steinem, ha dichiarato
televisione che bisognava interrompere subito gli studi sulle differenze
genetiche tra il sistema nervoso del maschio e della femmina.
Ma l'organizzazione dei politically correct d'America - i "sinistri"
americani- è ormai radicalmente scatenata contro la nuova scienza. Non si
tratta di confutarne le tesi, né di proporre altre vie di studio o di
ricerca. Si tratta di proibirla. Se non di proibirne le indagini, di
proibirne la discussione e la pubblicizzazione. Questo non vale solo per la
sociobiologia, ma anche per altre discipline e ampi di ricerca: tutti ormai
pongono nella genetica - quindi in una predisposizione innata - l'intera
personalità di ogni singolo individuo, e ognuna delle sue libere scelte.
Uno studio che ha avuto in America una grande notorietà e un persistente
strascico è quello di due psicologi dell'evoluzione, David Likken e Anke
Telleken dell'Università del Minnesota, che dopo uno studio su duemila
gemelli hanno concluso che la felicità di un individuo ha sostanzialmente
basi genetiche.
Così il nostro senso estetico, così l'inclinazione del maschio alla
poligamia così l'omosessualità, così la tendenza alla criminalità.
Quando il famoso psichiatra Frederick K. Goodwin, capo dell'amministrazione
federale per alcol, droga e salute mentale, nel 1992 presentò a on un
progetto dell'Istituto nazionale di salute mentale che trattava della
"iniziativa violenza", la relazione che ne sorti fu esplosiva. L'
"iniziativa violenza" procedeva, nel silenzio generale dell'indifferenza, da
dieci buoni anni:è un programma sperimentale che, come avviene
accertatamente tra le scimmie, parte dalla premessa che gran parte della
criminalità sociale umana sia prodotta da giovani maschi geneticamente
predisposti.
L' "iniziativa violenza" presupponeva di individuare fin dall'infanzia
questi potenziali criminali e trattarli con terapie adatte.
La gran congerie dei sinistri d'America entrò immediatamente in azione:
Goodwin fu dichiarato fascista, si mobilitarono deputati e senatori, vennero
richieste ed ottenute le dimissioni di Goodwin. Dopodiché il dipartimento di
Sanità e Servizi umani del governo negò che fosse mai esistita un'
"iniziativa violenza". Un convegno già fissato nel maggio 1993
all'Università del Maryland venne annullato. E quando un esperto della
stessa Università, David Wassermann, due anni dopo tentò di riunire i
dispersi ricercatori a Queenstown, un piccolo centro della costa orientale
del Maryland, nonostante la copertura ufficiale di una condanna dei
"nefasti" movimenti eugenetici di inizio secolo, una folla di protestatarii
che inveivano contro il "genocidio" invase la sala e fece chiudere i lavori
con una condanna della "pseudoscienza razzista".
Ancora peggio va nelle ricerche sulle differenze di intelligenza. Per quanto
la maggioranza dei neuroscienziati sia convinta che la dotazione di
intelligenza dipenda fondamentalmente da fattori genetici, una ditta di nome
Neurometrics, che cerca da tempo di commercializzare una cuffia per testare
l'intelligenza, di basso costo e di semplice uso, l'IqCap, basata sugli
studi di E. Roy John e Duilio Giannitrapani, non trova i finanziamenti
necessari.
Stabilito che la scienza emette sentenze che non concedono appelli, il clima
che pervade la politically correctness è quello dell'ostracismo delle
neuroscienze: sembra di essere tornati nell'epoca storica in cui la
dissezione dei cadaveri e le speculazioni sul firmamento erano proibite
dall'autorità morale e giuridica della Chiesa.
Il che non impedì certo alle scienze di progredire, ancorché ad asperrimo
prezzo.
Gli autori più anziani - spesso vittime essi stessi, cominciando da Wilson,
del sinistrismo corrente imposto dai grandi finanziatori della ricerca, gli
oligarchi mondialisti dell'establishment - sono ben consapevoli del clima
dominante, e si muovono con un minimo di circospezione che pure non evita
attacchi e ingiurie. Quella che invece non cerca alcuna cautela è la giovane
generazione di neuroscienziati: nelle conversazioni private, nei dibattiti
informali che essi chiamano bull sessions - chiacchierate fra maschi - essi
esprimono la più indifferente libera determinazione.
Dalla fine degli anni Settanta, nell'era di Wilson, gli studenti di college
sono entrati a frotte nelle neuroscienze. La Society for Neuroscience aveva
nel '70 1100 iscritti. Al suo ultimo congresso, a S. Diego, 23.052 fra
professori, ricercatori e studenti ne hanno fatto forse il più numeroso
raduno professionale degli States.
Il settore che mostra il massimo richiamo è quello della filosofia
accademica, che vede masse di studenti passare continuamente ai laboratori
di neuroscienze.
Il "brain imaging" - questa abbozzata ma palese copia del cervello umano e
delle sue funzioni comportamentali basate sulla genetica - apre la porta
alla più grande rivoluzione culturale mondiale dopo quella di Darwin: non è
la Cultura che può influenzare e governare alla lunga il futuro dell'Uomo,
ma è la Natura, con le sue leggi fisse, immutabili ed inviolabili.
Qundo Nietzsche, avvertito con angoscia il mondo che "Dio è morto",
alludendo al darwinismo scriveva che "se le dottrine ... della mancanza di
ogni diversità cardinale fra l'uomo e l'animale - dottrine che io ritengo
vere ma micidiali - saranno scagliate nel popolo per una generazione ...
nessuno si dovrà poi meravigliare se ... compariranno forse sulla scena
dell'avvenire sistemi di egoismi particolari, affratellamenti a scopo di
rapace sfruttamento dei non fratelli".
Per tutto il Ventesimo secolo, affermava Nietzsche, l'umanità avrebbe
continuato a credere stancamente a quella cosa "miserevole e illusoria"
costituita dai vecchi codici morali in disarmo. Ma nel Ventunesimo secolo
apparirà un'era ancor più terrificante di quella dei grandi conflitti,
un'epoca di eclissi totale di ogni valore, che nessuno, senza un Dio che
ammonisca e punisca, potrà mai superare.
Crollate nella evanescenza dell'innaturale artificio le invenzioni della
Cultura - con la morte di Marx, con la morte di Freud, con la morte di
Pavlov - è crollato il sogno di una supremazia del comportamento umano
determinato dall'ambiente, e determinato con una forza che si approssima
alla progettazione.
L' uomo resta quello che è. Da quando esiste la specie umana - l'Homo
sapiens sapiens, con retaggi di primitivismo e di incompiutezza di
maturazione che analizzammo scientificamente nelle "Radici e il seme" -
niente può più modificare la natura dell'uomo.
Vi sono ancora idee correnti, piani, programmi e servizi dedicati a interi
popoli secondo il "miserevole e illusorio" credo dell'ambiente formativo,
così come vi sono leggi, costituzioni e istituzioni sociali dello stesso
tipo. Lebbra
che pervade l'umanità.
Il futuro, che forse comincia a prendere corpo nei giovani neuroscienziati,
appartiene a chi ha il coraggio della impietosa ricerca della verità, per
piegare il corso della storia alle leggi della Natura facendo festa di tutto
quello che con l'ambiente, il raziopacifismo, il femminismo ha fino ad oggi
avuto potere. Un potere ancora grande, servito da tutte le strutture di
vertice, e da gran parte del mondo delle forze intermedie e di base.
Ferma e salda qua e là la famiglia, ferma e immutabile l'umana natura,
bisogna attendere il giorno in cui la rivolta delle forze vitali naturali
restituirà all'Uomo la volontà di seguire raziocinio e conoscenza.
Bisogna che il mondo degli uomini veri - non i gay, condannati dalla natura
alla corruzione del corpo sociale, non le femministe, condannate a seminare
caos e disordine, non i criminali, condannati a generare decadenza e
impoverimento - riprenda il controllo dei popoli e ritrovi un Dio nei Padri
e nelle loro leggi, o un freno alla umana natura nella tradizione religiosa,
o gli antichi Dei alti compagni della tragica vita dell'uomo.
La vita, condizionata dalla verità della nostra natura, conterrà sempre un
seme epico e tragico che il vile fuggirà nella rinuncia. Sarà il più forte e
il più aggressivo, moderato dall'amore per la comunità che nasce dal senso
di appartenenza, a dominare la vita di tutti.Non c'è altra scelta.
Alcuni rifiuteranno la verità e la scienza, alcuni altri resisteranno sulle
antiche posizioni della cultura illuminista, altri ancora rigetteranno la
vita. Ma i più forti - i Vivi - reggeranno in piedi il grande urto: e tre
secoli di follia, nella crescita di una scienza che dice solo la verità,
saranno cancellati dalla storia.
Tragica, disperata, violenta e suprema, la Vita prevarrà.
Questa vita che vede oggi gli uomini morire ogni anno a milioni sulla crosta
del pianeta per la fame, le malattie, le miserie, gli odi tribali, le
guerre, le rivoluzioni, i massacri, i disastri ecologici, i macelli
razziali, tocca oggi per l'intera umanità i suoi limiti più aspri e
terrificanti. Nessuno deve illudersi che la vita, dalla Patagonia a
Vladivostock, dalla Nuova Zelanda alla Carelia, sia quella delle decine di
milioni di uomini del Nord avanzato.
Siamo un'isola di benessere in un deserto di miseria che noi sfruttiamo
predacemente, ma che allo stesso tempo ci assedia dai confini del nostro
potere spiando ogni segno di debolezza. La nostra debolezza attuale sta
nella Cultura
che domina il Nord avanzato sotto l'egemonia della "civiltà" americana.
Il suo primo segno è il presente indirizzo della epistemologia, che spinge
oggi filosofi, matematici e talora scienziati a negare alla scienza la
capacità di comprendere appieno l'uomo, la vita, la storia. Nietzsche, dopo
avere profetizzato gli scontri mondiali del Ventesimo secolo e l'eclissi
totale d'ogni valore del Ventunesimo, pronosticò che la scienza avrebbe
volto contro se stessa il maligno serpe del suo scetticismo e, posta in
discussione la validità dei suoi
fondamenti, si sarebbe autodistrutta.
lo sono certo che la scienza, dopo decenni di interni dissidi, continuerà la
sua strada di verità senza appelli, e le sue applicazioni pratiche
consentiranno ai Paesi del Nord di raggiungere pianeti estremi o di far
saltare la Terra.
Ma intanto per due, per tre generazioni le strutture politiche e culturali
del Sistema continueranno a spingere i popoli al credo liberal le cui
fondamenta sono antiscientifiche.
Finché il dominio della Nuova Scienza non giungerà ad impadronirsi della
cultura di fondo e non cambieranno radicalmente le condizioni politiche
della Terra: allora la sorte imporrà classi dirigenti diverse. Siano esse
consapevoli e raziocinanti - e quindi naturali - o siano esse primitive e
ignoranti d'una scienza dimenticata - e quindi altrettanto naturali - la
vita dei popoli riprenderà tutta a muoversi nella Storia secondo leggi
antiche. Cadranno finalmente i dettami di una costruzione intellettualistica
prodotta dall'Illuminismo, e gli ordinamenti della vita sociale obbediranno
al sentire profondo dell'uomo e al suo indominabile, radicato, bisogno del
Sacro e del Divino.
Sergio Gozzoli
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Secondo Barbujani le ricerche di Lynn,pur discutibili,sono sbagliate perchè
porterebbero alle camere a gas.
Ora,posto che la storia l'hanno scritta i vincitori e le pretese camere a
gas sono una storia difesa con la forza,non c'entrano niente con il
quoziente di intelligenza.
Nessuno ha mai detto che gli ebrei fossero stupidi.
E il problema dell'ereditarietà delle caratteristiche psichiche è complesso
e spinoso per la cultura attuale.
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Tempo%20libero%20e%20Cultura/scienza-filosofia/rubrica-storia-delle-idee/sud-intelligence-richard-lynn.shtml?uuid=7bbb2d52-2f7a-11df-bae3-75ef8957a0d6
Ma al Sud si è più stupidi?
di Guido Barbujani
Nel numero di gennaio della rivista «Intelligence», Richard Lynn, psicologo
nordirlandese, ha proposto una tesi che fà discutere: il sud dell'Italia è
più povero del nord perché i suoi abitanti sono meno intelligenti, e al sud
sono meno intelligenti perché nel corso della storia si sono mescolati con
gli africani, che sono ancora più stupidi.
È una tesi che va presa sul serio, se non altro per le conseguenze esplosive
che avrebbe se si dimostrasse fondata.
Vediamo allora da dove viene. Lynn ha cominciato calcolando quozienti
d'intelligenza, i famosi QI. In realtà non li ha proprio calcolati: per fare
prima ha preso i test del PISA, il programma della OCSE per la valutazione
degli studenti, e ha scoperto che Veneto, Trentino e Friuli stanno un pelo
sopra la media OCSE, che è 509, mentre tutto il resto d'Italia sta sotto, e
la Sicilia molto sotto.
Tramite una formula che non si premura di spiegare ha trasformato queste
misure di successo scolastico, che come sappiamo dipende da tanti fattori,
in misure di QI, cioè in qualcosa che secondo lui è congenito ed ereditario.
Poi ha preso vari indici di scolarità, reddito, statura e mortalità
infantile, e ha visto che sono correlati col QI. «Ergo - dice Lynn - al sud
ci sono redditi inferiori, si muore di più da bambini, si va a scuola di
meno, e addirittura si è più bassi, perché si è meno intelligenti».
Siccome poi ha letto che in Europa molte caratteristiche genetiche sono
distribuite a gradiente da sud a nord (dal Paleolitico in poi, è dal Medio
Oriente che sono venuti i nostri antenati) ha puntato il dito sugli
immigranti africani, a suo dire notoriamente poco intelligenti. È colpa
loro, dei loro geni scadenti. Piano però: qualcosa non quadra. Anzi,
parecchio. Intanto, chiunque abbia un po' di familiarità con la statistica
sa che è facile trovare delle correlazioni, ma scoprire le cause dei
fenomeni è una storia diversa. Il consumo mondiale di Viagra è inversamente
correlato con la produzione di camion in Svezia: uno cresce, l'altra cala.
Chi però sostenesse che i farmaci contro l'impotenza si diffondono a causa
della crisi dell'industria camionistica (o viceversa) sarebbe prima o poi
costretto a sostenerlo dall'interno di una camicia di forza. Quindi non si
capisce cosa renda Lynn così sicuro che gli scarsi QI siano la causa, e non
l'effetto, della povertà e dei bassi livelli d'istruzione (sulla statura,
lasciamo perdere).
E chi l'ha detto poi che gli africani sono meno intelligenti degli altri? Ma
sempre Lynn, nel suo libro Differenze razziali nell'intelligenza. Se lo si
sfoglia, i dubbi però aumentano. Tutta l'Africa, ogni singolo paese, ha QI
bassi e uguali: Ciad, Sudan, Somalia. paesi in guerra, chi mai sarà andato a
fare dei test in ognuno di loro? E poi i conti non tornano. I dati del PISA
sono in rete, e non dicono quello che dice Lynn. La media OCSE, dicevamo, è
509 punti e l'Italia, con 511, ci sta un po' sopra. Ma come è possibile, se
secondo Lynn in tutte le regioni tranne tre, i nostri studenti sono ben
sotto la media? E infine: nel test del PISA i peggiori studenti sono i
lussemburghesi e i norvegesi; anche Francia e Polonia sono messi peggio di
noi. È sempre colpa dell'immigrazione storica dall'Africa? In Norvegia?
La psicologia moderna ha abbandonato questo tipo di analisi. Nelle
intenzioni del suo inventore, Alfred Binet, il calcolo del QI serviva ad
altro, cioè a individuare in che aree cognitive un bambino avesse delle
difficoltà, per meglio indirizzare lo sforzo didattico. L'uso del QI per
giustificare le disuguaglianze sociali e fra popoli, attribuendole a una
gerarchia innata e quindi immutabile, ha avuto la sua stagione ai primi del
Novecento ma è stato abbandonato per due motivi: perché è scientificamente
indifendibile, e perché ha portato dritti alle camere a gas.
Tutti sappiamo che non siamo tutti uguali. Sappiamo però che ci sono tante
forme d'intelligenza, e riassumerle in un solo numero è, più che
impossibile, insensato. Chi è più intelligente, una che gioca bene a scacchi
e va male in storia, o uno che prende buoni voti ma non sa cambiare una
lampadina? Capire le basi di queste differenze, che sono in parte anche
biologiche, è un compito difficilissimo, ma quando ce l'avremo fatta avremo
più strumenti per aiutare chi ne ha bisogno. Con questi nobili propositi,
Lynn non ha niente a che fare. Non ha nemmeno provato a verificare
seriamente un'ipotesi: ha solo ribadito, condendoli con calcoli strampalati,
i suoi personali e sciocchi pregiudizi.
14 marzo 2010
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La rivincita della scienza
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V'è un complesso di tecniche diagnostiche neurologiche che si chiamano brain
imaging, vale a dire "immagine cerebrale": I' elettroencefalografia
tridimensionale che si avvale di modelli matematici; la tomografia a
emissione di positroni - la cosidetta PET; le immagini da risonanza
magnetica funzionale la cosidetta fMri - che dà una misura della irrorazione
sanguigna nei vari vasi cerebrali; la spettroscopia a risonanza magnetica -
il cosidetto Mrs - che valuta le variazioni biochimiche, più la nuova
tecnica PET chiamata gene reportersonda reporter che consente per ora, su
alcuni animali e su bambini affetti da malattie incurabili, di seguire e
individuare i geni specifici che, dentro il cervello, si illuminano sullo
schermo di uno scanner.
Sono mezzi di alta e penetrante ricerca, che consentono una valutazione
diretta del rapporto fra le varie strutture del cervello e la loro funzione.
Ma tutto questo non è affatto nuovo. Nel nostro volume Le radici e il seme,
uscito in prima edizione nel lontano 1981, io elencavo tutti i fattori
scientifici diretti e indiretti che consentivano di stabilire in modo
inconfutabile questo rapporto. Scrivevo infatti allora, sulla base di
elementi raccolti nei decenni precedenti e stesi in volume nel corso del
1979 - 1980: "Vi è stato un lungo tempo - da quando il neurochirurgo
portoghese Moriz la introdusse nel 1936, fino agli anni '50 - in cui veniva
largamente praticata la lobotomia prefrontale (o leucotomia) su pazienti
psicotici o affetti da intollerabili crisi dolorose allora non altrimenti
curabili; vi sono stati casi, fortunatamente molto meno numerosi, di
soggetti operati di lobectomia temporale bilaterale per grave epilessia
farmacologicamente incontrollabile, e di amigdalectomia per turbe del
comportamento sessuale, inclusa la omosessualità; vi sono state due guerre
mondiali, e tutto un calendario di guerre minori, con legioni di craniolesi
di ogni tipo e ogni entità; vi è la recente scientifizzazione della
psichiatria, con le lucide acquisizioni relative alla stretta connessione
tra turbe psichiche ed alterazioni organiche, sia anatomiche, sia e
soprattutto bioumorali, su base genetica; vi è tutto un pullulare di
laboratori sperimentali in cui - stimolando, lesionando o asportando parti
dei centri nervosi di animali - si evidenziano i comportamenti connessi a
quei centri o controllati da essi; vi sono tutte le malattie del cervello -
vascolari, infettive, tumorali - che offrono ogni giorno al neurologo o al
neurochirurgo il quadro plastico dell'intima relazione tra ,specifici schemi
di comportamento e specifiche aree dell'encefalo.
Vi sono intere biblioteche sull'argomento, montagne e montagne di pagine
sotto forma di comunicazioni personali o di equipes, relazioni di congressi
e convegni, pubblicazioni scientifiche, riviste, opuscoli, testi e trattati.
Ebbene, le conclusioni sono sostanzialmente univoche: il substrato organico
della visione cosciente è in quella certa area, quello della parola
nell'altra, quelli dell'attività, dell'aggressività, del senso di
responsabilità o del pensiero astratto in quelle altre ancora; distruggi
quel centro bilateralmente, e quel soggetto non avrà più memoria alcuna, né
remota né recente; stimola quel certo punto della corteccia, e riaffiorerà
quel certo specifico ricordo, riapparirà quella certa determinata immagine,
verrà rivissuta dal soggetto quella certa particolare esperienza; danneggia
quel nucleo e scomparirà ogni aggressività, irrita l'altro e il
comportamento sessuale si farà a anomalo. Separa i due emisferi cerebrali
sezionandone le connessioni mediane, ed otterremo due diverse personalità
intellettive, due mondi separati ed i dipendenti di esperienze sensoriali e
di loro elaborazione, di capacità mnemoniche e di capacità di apprendimento.
Se v'è oggi qualcosa che per lunghi decenni sia stato studiato, indagato,
frugato, vivisezionato, misurato, pesato, confrontato, quel qualcosa non può
essere, senza ombra di dubbio, che il rapporto fra struttura e funzione del
cervello dell'uomo.
E tuttavia l'intera cultura corrente, e quindi l'opinione dei più, è
larghissimamente dominata da indirizzi e scuole di pensiero, filosofiche,
ideologiche, antropologiche, psicologiche, sociologiche, pedagogiche,
morali - che pretendono di studiare, definire e interpretare, o addirittura
indirizzare e determinare, i comportamenti umani, ossia la funzione, senza
conoscere nulla della struttura che la sottende. Anzi, ignorando del tutto
l'esistenza stessa di un rapporto struttura - funzione nel campo della
psiche umana.
Non ci occuperemo qui dell'assurdità, dell'anacronisticità, della
pateticità, della pericolosità di tale diffuso fenomeno, e neppure ci
preoccuperemo delle sue cause, di cui abbiamo discusso altrove. Si tratta
del resto di un fenomeno che non risparmia quasi alcuno dei molteplici campi
della conoscenza scientifica: dalla microfisica alla biologia molecolare,
dalla genetica all'etologia, dalla psicologia sperimentale alla
neurofisiologia, tutte le branche della ricerca e del sapere scientifico
vengono oggi formalmente ossequiate, ma sostanzialmente e praticamente
ignorate. Si accettano e si utilizzano le loro applicazioni pratiche in
campo tecnologico, ma non si raccoglie la loro lezione fondamentale.
Il partito dell'anti-scienza, il gran partito di Utopia, con tutte le sue
opposte sette e tutte le sue ramificazioni che giungono a dettare sudditanza
ideologica o psicologica persino ad uomini della ricerca e del sapere
scientifico ,
domina oggi incontrastato il mondo della pubblica opinione e della cultura
di massa. ". Ma oggi non è più così. Ufficialmente, grandi nomi della
ricerca, della applicazione pratica e dell'insegnamento universitario
ammettono scopertamente, talora con rammarico, la inconfutabilità delle
conclusioni, Per molti di loro, soprattutto in America, la formazione
culturale di fondo è stata di tipo illuministico: l'ambiente -
l'educazione - era l'elemento determinante sia della personalità individuale
che del progresso evolutivo della umanità. Niente era innato. Ora, la nuova
scuola dissacra le basi di questa formazione.
Il capo naturale di questa scuola è Edward 0. Wilson, un grande zoologo,
autore di due libri che hanno lasciato un profondo segno: The insect
Societies, e Sociobiologia: la nuova sintesi. E il creatore di una nuova
disciplina, la sociobiologia. Le conclusioni scientifiche non lasciano
dubbi: il cervello umano - ogni singolo cervello umano - non è una tabula
rasa che l'esperienza debba riempire attraverso l'accumulo di impressioni e
informazioni, ma è un "negativo impressionato in attesa di essere immerso
nel liquido di sviluppo".
L'ambiente, cioé la vita che lo accoglie e lo nutre, può portarlo - a
seconda che esso sia positivo o negativo - al massimo della sua pienezza o
al minimo della crescita e del rigore: il cervello di un grande matematico,
o di un prodigioso portiere di calcio, se non è stimolato da attività ed
esercizio non svilupperà mai le proprie caratteristiche, mentre al contrario
ricerca ed allenamento stimoleranno lo sviluppo pieno delle potenzialità
genetiche. Quello che però è certo è che il risultato conclusivo era già
contenuto, in potenza, nella pellicola genetica del cervello.
Il problema centrale, conclude Wilson, è che dalla genetica non dipendono
soltanto l'intelligenza, le inclinazioni, i ruoli, l'aggressività e
l'emotività, ma anche le scelte morali fondamentali, che non sono affatto il
prodotto di un libero arbitrio, ma espressione di tendenze iscritte da
sempre nel patrimonio genetico del nostro cervello. Queste sono, del resto,
affermazioni lucidamente scritte nel mio libro del 1981.
Un altro volume, edito nel 1993 da un altro Wilson, James Q. - senza legame
alcuno con Edward O. Wilson - è The moral sense, che tratta del rapporto tra
scelte etiche e regioni limbica e ipotalamica del cervello. Un libro che ha
avuto grande influenza nell'ambiente neuroscientifico: sono anche queste
conclusioni tratte nel mio libro del 1981.
E questa ormai la posizione sostanziale che neuroscienziati e ricercatori
hanno in comune, ma che viene espressa con estrema cautela. Il fondatore
stesso della sociobiologia, Edward O.Wilson, è un vecchio liberal infarcito
da sempre delle antiche sciocche credenze politically correct -
antirazzismo, femminismo, permissivismo sessuale, bontà naturale dell'uomo,
raziopacifismo ed enuncia le verità inconfutabili della scienza con palese
rammarico.
Parlando della differenza genetica tra maschio e femmina nella visione delle
cose, e quindi della naturale separazione del loro lavoro, Wilson scrive:
"Ora, non sappiamo a che punto della evoluzione umana questo tratto sia
emerso, né quanta resistenza opponga alle continue e giustificate pressioni
esercitate in nome dei diritti umani".
Ecco, in questa espressione di Edward O.Wilson le "giustificate" pressioni
tradiscono il politically correct, senza impedire alle femministe americane
di invadere una sua sala di conferenze, di rovesciargli addosso acqua e
blocchetti di ghiaccio, e di sbeffeggiarlo pubblicamente.
Inoltre, la più famosa femminista americana, Gloria Steinem, ha dichiarato
televisione che bisognava interrompere subito gli studi sulle differenze
genetiche tra il sistema nervoso del maschio e della femmina.
Ma l'organizzazione dei politically correct d'America - i "sinistri"
americani- è ormai radicalmente scatenata contro la nuova scienza. Non si
tratta di confutarne le tesi, né di proporre altre vie di studio o di
ricerca. Si tratta di proibirla. Se non di proibirne le indagini, di
proibirne la discussione e la pubblicizzazione. Questo non vale solo per la
sociobiologia, ma anche per altre discipline e ampi di ricerca: tutti ormai
pongono nella genetica - quindi in una predisposizione innata - l'intera
personalità di ogni singolo individuo, e ognuna delle sue libere scelte.
Uno studio che ha avuto in America una grande notorietà e un persistente
strascico è quello di due psicologi dell'evoluzione, David Likken e Anke
Telleken dell'Università del Minnesota, che dopo uno studio su duemila
gemelli hanno concluso che la felicità di un individuo ha sostanzialmente
basi genetiche.
Così il nostro senso estetico, così l'inclinazione del maschio alla
poligamia così l'omosessualità, così la tendenza alla criminalità.
Quando il famoso psichiatra Frederick K. Goodwin, capo dell'amministrazione
federale per alcol, droga e salute mentale, nel 1992 presentò a on un
progetto dell'Istituto nazionale di salute mentale che trattava della
"iniziativa violenza", la relazione che ne sorti fu esplosiva. L'
"iniziativa violenza" procedeva, nel silenzio generale dell'indifferenza, da
dieci buoni anni:è un programma sperimentale che, come avviene
accertatamente tra le scimmie, parte dalla premessa che gran parte della
criminalità sociale umana sia prodotta da giovani maschi geneticamente
predisposti.
L' "iniziativa violenza" presupponeva di individuare fin dall'infanzia
questi potenziali criminali e trattarli con terapie adatte.
La gran congerie dei sinistri d'America entrò immediatamente in azione:
Goodwin fu dichiarato fascista, si mobilitarono deputati e senatori, vennero
richieste ed ottenute le dimissioni di Goodwin. Dopodiché il dipartimento di
Sanità e Servizi umani del governo negò che fosse mai esistita un'
"iniziativa violenza". Un convegno già fissato nel maggio 1993
all'Università del Maryland venne annullato. E quando un esperto della
stessa Università, David Wassermann, due anni dopo tentò di riunire i
dispersi ricercatori a Queenstown, un piccolo centro della costa orientale
del Maryland, nonostante la copertura ufficiale di una condanna dei
"nefasti" movimenti eugenetici di inizio secolo, una folla di protestatarii
che inveivano contro il "genocidio" invase la sala e fece chiudere i lavori
con una condanna della "pseudoscienza razzista".
Ancora peggio va nelle ricerche sulle differenze di intelligenza. Per quanto
la maggioranza dei neuroscienziati sia convinta che la dotazione di
intelligenza dipenda fondamentalmente da fattori genetici, una ditta di nome
Neurometrics, che cerca da tempo di commercializzare una cuffia per testare
l'intelligenza, di basso costo e di semplice uso, l'IqCap, basata sugli
studi di E. Roy John e Duilio Giannitrapani, non trova i finanziamenti
necessari.
Stabilito che la scienza emette sentenze che non concedono appelli, il clima
che pervade la politically correctness è quello dell'ostracismo delle
neuroscienze: sembra di essere tornati nell'epoca storica in cui la
dissezione dei cadaveri e le speculazioni sul firmamento erano proibite
dall'autorità morale e giuridica della Chiesa.
Il che non impedì certo alle scienze di progredire, ancorché ad asperrimo
prezzo.
Gli autori più anziani - spesso vittime essi stessi, cominciando da Wilson,
del sinistrismo corrente imposto dai grandi finanziatori della ricerca, gli
oligarchi mondialisti dell'establishment - sono ben consapevoli del clima
dominante, e si muovono con un minimo di circospezione che pure non evita
attacchi e ingiurie. Quella che invece non cerca alcuna cautela è la giovane
generazione di neuroscienziati: nelle conversazioni private, nei dibattiti
informali che essi chiamano bull sessions - chiacchierate fra maschi - essi
esprimono la più indifferente libera determinazione.
Dalla fine degli anni Settanta, nell'era di Wilson, gli studenti di college
sono entrati a frotte nelle neuroscienze. La Society for Neuroscience aveva
nel '70 1100 iscritti. Al suo ultimo congresso, a S. Diego, 23.052 fra
professori, ricercatori e studenti ne hanno fatto forse il più numeroso
raduno professionale degli States.
Il settore che mostra il massimo richiamo è quello della filosofia
accademica, che vede masse di studenti passare continuamente ai laboratori
di neuroscienze.
Il "brain imaging" - questa abbozzata ma palese copia del cervello umano e
delle sue funzioni comportamentali basate sulla genetica - apre la porta
alla più grande rivoluzione culturale mondiale dopo quella di Darwin: non è
la Cultura che può influenzare e governare alla lunga il futuro dell'Uomo,
ma è la Natura, con le sue leggi fisse, immutabili ed inviolabili.
Qundo Nietzsche, avvertito con angoscia il mondo che "Dio è morto",
alludendo al darwinismo scriveva che "se le dottrine ... della mancanza di
ogni diversità cardinale fra l'uomo e l'animale - dottrine che io ritengo
vere ma micidiali - saranno scagliate nel popolo per una generazione ...
nessuno si dovrà poi meravigliare se ... compariranno forse sulla scena
dell'avvenire sistemi di egoismi particolari, affratellamenti a scopo di
rapace sfruttamento dei non fratelli".
Per tutto il Ventesimo secolo, affermava Nietzsche, l'umanità avrebbe
continuato a credere stancamente a quella cosa "miserevole e illusoria"
costituita dai vecchi codici morali in disarmo. Ma nel Ventunesimo secolo
apparirà un'era ancor più terrificante di quella dei grandi conflitti,
un'epoca di eclissi totale di ogni valore, che nessuno, senza un Dio che
ammonisca e punisca, potrà mai superare.
Crollate nella evanescenza dell'innaturale artificio le invenzioni della
Cultura - con la morte di Marx, con la morte di Freud, con la morte di
Pavlov - è crollato il sogno di una supremazia del comportamento umano
determinato dall'ambiente, e determinato con una forza che si approssima
alla progettazione.
L' uomo resta quello che è. Da quando esiste la specie umana - l'Homo
sapiens sapiens, con retaggi di primitivismo e di incompiutezza di
maturazione che analizzammo scientificamente nelle "Radici e il seme" -
niente può più modificare la natura dell'uomo.
Vi sono ancora idee correnti, piani, programmi e servizi dedicati a interi
popoli secondo il "miserevole e illusorio" credo dell'ambiente formativo,
così come vi sono leggi, costituzioni e istituzioni sociali dello stesso
tipo. Lebbra
che pervade l'umanità.
Il futuro, che forse comincia a prendere corpo nei giovani neuroscienziati,
appartiene a chi ha il coraggio della impietosa ricerca della verità, per
piegare il corso della storia alle leggi della Natura facendo festa di tutto
quello che con l'ambiente, il raziopacifismo, il femminismo ha fino ad oggi
avuto potere. Un potere ancora grande, servito da tutte le strutture di
vertice, e da gran parte del mondo delle forze intermedie e di base.
Ferma e salda qua e là la famiglia, ferma e immutabile l'umana natura,
bisogna attendere il giorno in cui la rivolta delle forze vitali naturali
restituirà all'Uomo la volontà di seguire raziocinio e conoscenza.
Bisogna che il mondo degli uomini veri - non i gay, condannati dalla natura
alla corruzione del corpo sociale, non le femministe, condannate a seminare
caos e disordine, non i criminali, condannati a generare decadenza e
impoverimento - riprenda il controllo dei popoli e ritrovi un Dio nei Padri
e nelle loro leggi, o un freno alla umana natura nella tradizione religiosa,
o gli antichi Dei alti compagni della tragica vita dell'uomo.
La vita, condizionata dalla verità della nostra natura, conterrà sempre un
seme epico e tragico che il vile fuggirà nella rinuncia. Sarà il più forte e
il più aggressivo, moderato dall'amore per la comunità che nasce dal senso
di appartenenza, a dominare la vita di tutti.Non c'è altra scelta.
Alcuni rifiuteranno la verità e la scienza, alcuni altri resisteranno sulle
antiche posizioni della cultura illuminista, altri ancora rigetteranno la
vita. Ma i più forti - i Vivi - reggeranno in piedi il grande urto: e tre
secoli di follia, nella crescita di una scienza che dice solo la verità,
saranno cancellati dalla storia.
Tragica, disperata, violenta e suprema, la Vita prevarrà.
Questa vita che vede oggi gli uomini morire ogni anno a milioni sulla crosta
del pianeta per la fame, le malattie, le miserie, gli odi tribali, le
guerre, le rivoluzioni, i massacri, i disastri ecologici, i macelli
razziali, tocca oggi per l'intera umanità i suoi limiti più aspri e
terrificanti. Nessuno deve illudersi che la vita, dalla Patagonia a
Vladivostock, dalla Nuova Zelanda alla Carelia, sia quella delle decine di
milioni di uomini del Nord avanzato.
Siamo un'isola di benessere in un deserto di miseria che noi sfruttiamo
predacemente, ma che allo stesso tempo ci assedia dai confini del nostro
potere spiando ogni segno di debolezza. La nostra debolezza attuale sta
nella Cultura
che domina il Nord avanzato sotto l'egemonia della "civiltà" americana.
Il suo primo segno è il presente indirizzo della epistemologia, che spinge
oggi filosofi, matematici e talora scienziati a negare alla scienza la
capacità di comprendere appieno l'uomo, la vita, la storia. Nietzsche, dopo
avere profetizzato gli scontri mondiali del Ventesimo secolo e l'eclissi
totale d'ogni valore del Ventunesimo, pronosticò che la scienza avrebbe
volto contro se stessa il maligno serpe del suo scetticismo e, posta in
discussione la validità dei suoi
fondamenti, si sarebbe autodistrutta.
lo sono certo che la scienza, dopo decenni di interni dissidi, continuerà la
sua strada di verità senza appelli, e le sue applicazioni pratiche
consentiranno ai Paesi del Nord di raggiungere pianeti estremi o di far
saltare la Terra.
Ma intanto per due, per tre generazioni le strutture politiche e culturali
del Sistema continueranno a spingere i popoli al credo liberal le cui
fondamenta sono antiscientifiche.
Finché il dominio della Nuova Scienza non giungerà ad impadronirsi della
cultura di fondo e non cambieranno radicalmente le condizioni politiche
della Terra: allora la sorte imporrà classi dirigenti diverse. Siano esse
consapevoli e raziocinanti - e quindi naturali - o siano esse primitive e
ignoranti d'una scienza dimenticata - e quindi altrettanto naturali - la
vita dei popoli riprenderà tutta a muoversi nella Storia secondo leggi
antiche. Cadranno finalmente i dettami di una costruzione intellettualistica
prodotta dall'Illuminismo, e gli ordinamenti della vita sociale obbediranno
al sentire profondo dell'uomo e al suo indominabile, radicato, bisogno del
Sacro e del Divino.
Sergio Gozzoli
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