Post by NevaDunque, una cultura è trasmissibile solo nella misura in cui essa viene
coltivata e trasmessa di generazione in generazione?
Al momento è l'unica risposta valida per la specie umana
Post by NevaUn dubbio: e se una società moderna cominciasse ad utilizzare massicciamente
sofisticati e potenti mezzi di comunicazione o comunque di trasmissione di
modelli "culturali" scadenti ma sempre più premiati da una generale
imitazione e apprezzamento sociale, questa progressiva "selezione"
generazionale,
Occorre distinguere. Sino a ieri la risposta sarebbe stata negativa.
Nessun modello culturale avrebbe potuto avere effetti a livello
biologico, per cui qualsiasi situazione, per quanto "solidificata" dalla
tradizione, dalla presenza di modelli culturali e universi simbolici di
qualsiasi tipo avrebbe potuto esser ribaltata, ovvero abbandonata, nel
giro di una sola generazione. Del resto abbiamo molteplici indizi a
riguardo: agli inizi del '900 molti antropologi di estrazione fisica più
che culturale (ma in Europa, a parte la Gran Bretagna, la sola
antropologia era quella di estrazione fisica) ritenevano che alcuni
caratteri fisici, a seguito di una lunga pressione culturale, avessero
ormai raggiunto una costanza e che cambiamenti di modelli culturali non
avessero effetto su tali caratteri. Le esperienze degli immigrati
indicarono il contrario: anche i caratteri fisici reagivano agli stimoli
culturali nuovi (ad esempio: l'alimentazione). Quindi la "selezione" in
senso biologico non c'è. Ovviamente un modello culturale può pesare nel
senso di costruire una personalità, ad esempio una personalità
"tranquilla". Ma mutamenti nel livello culturale hanno subito effetto
nel giro di una generazione e anche meno. Nessun rapporto, quindi, oggi,
tra cultura e mutazioni (non credo sia possibile includere quel
particolare tipo di mutazioni avvenute e trasmissibili per le quali,
spariti certi agenti patogeni, oggi la specie ha, in molti casi, perso
la possibilità di sviluppare forme di autoimmunizzazione verso questi
agenti che non ci sono più).
Ovviamente però questo rapporto è esistito in passato. Soprattutto è
anche possibile che esista in futuro. Uno dei nostri strumenti culturali
è infatti la genetica e certo non possiamo prevedere oggi ove la
genetica, come tecnologia di potenza, possa portarci. Qualcuno
appassionato di filosofia potrebbe leggere Emanuele Severino sul tema
del rapporto tra tecnologia e volontà di potenza. Certamente la genetica
può produrre delle trasformazioni poi trasmissibili geneticamente e
quindi alterando effettivamente la biologia umana, selezionando certi
caratteri che rimarrebbero trasmissibili. Da appassionato di
fantascienza mi vengono in mente una pluralità di esempi. Ma senza
andare lontano immagino che non sia lontano il momento (se già non è poi
realtà) in cui sia possibile alterare aspetti genetici per ovviare per
sempre ad un tipo di malattie. Quindi la tecnologia genetica può, in
linea di principio, produrre alterazioni selettive. Quanto ampie? Al
momento è impossibile dire.
Post by NevaUn dubbio e un timore, come avrai capito e, spero, anche fantascienza.
Ma perché questo dubbio/timore, provocato da certe situazioni di questo
tempo, si affaccia e si riaffaccia?
Siamo, forse per la prima volta nella storia dell'umanità, in un tempo
nel quale la trasformazione è diventata la norma. La stabilità, a tutti
i livelli, è un disvalore. Questo provoca il vuoto di relazione, di
certezze, di senso, che sperimentiamo quotidianamente. Uno degli esiti
di questo vuoto è la "sindrome" da fine del mondo: temuta o desiderata,
la fine del mondo è una caratteristica del nostro tempo. Da chi aspetta
il SEcondo Avvento, o l'arrivo degli extraterrestri, sino a chiprepara
la fuga dal mondo mediante suicidi collettivi, siamo rpesi, più o meno
tutti, in questa spirale. C'è chi organizza attacchi ai grattacieli con
gli aerei, chi si suicida per raggiungere i marziani, chi distrugge le
risorse ambientali sapendobenissimo che sono irreversibili: in questo
contesto il dubbio, il timore, l'interrogarsi inquieto sul nostro tempo
mi sembra ancora un segno di saggezza.
marco.