Discussione:
motivazione delle differenze tra tipo umano britannico e italico
(troppo vecchio per rispondere)
Artamano
2007-04-24 20:25:15 UTC
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Biotipo britannico ed italico nell'epoca attuale
Paolo Possenti
23/04/2007

Cavaliere romano appiedato, con corazza a segmenti; si noti il tipico scudo
piatto ovale da cavalleria. Rilievo del Poronaccio; II secolo d.C.
Pubblichiamo un'altra (l'ultima) anticipazione del testo «L'area insulare
britannica e l'area peninsulare italica Un singolare parallelismo storico»,
finora inedito, di Paolo Possenti, autore di
«Le radici degli italiani» (Effedieffe edizioni).



Biotipo britannico ed italico nell'epoca attuale



Il biotipo britannico, come appare al volger del secolo XXI secolo e non
tenendo conto delle immigrazioni extraeuropee che hanno notevolmente mutato
l'aspetto etnico e morfologico di alcune aree britanniche in maniera
profonda, appare relativamente differenziato dal biotipo italiano per alcuni
aspetti rilevanti.
Tuttavia tale aspetto non è in contrasto con quanto da noi rilevato in
questa trattazione, né contraddice il fatto che il biotipo medio dei due
popoli non sia diverso nell'insieme da quello medio europeo (eccetto che per
aree periferiche come la Scandinavia, la Russia orientale e subfinnica
ovvero le isole allogene presenti anche in Italia e nei Balcani).
Mettendo a confronto il biotipo britannico e quello italico, la prima
notevole differenza riguarda la statura che è mediamente superiore di 5/6
cm. nel biotipo britannico (soprattutto rispetto agli abitanti dell'Italia
centro-meridionale).
Per comprendere questa prima differenza occorre analizzare alcuni fenomeni
storici ben conosciuti, ma che non hanno sollevato alcuna riflessione in
numerosi studiosi sia nord-europei che italiani.
Al formarsi della nazione romano-italica nel III/IV secolo avanti Cristo, la
statura media dell'Europa occidentale (salvo che per i Germanici peraltro in
un'area periferica europea, la Scandinavia) non doveva essere molto diversa
data l'origine omologa di vari popoli abitanti l'Europa occidentale: in
primo luogo i mediterraneo-caucasici come i Sardana, Liguri, Reti, Hiberici,
Hibernici delle isole britanniche, ai quali si erano poi sovrapposti i Celti
in tutto l'Occidente ed i Veneto-italici nella penisola con i Celti nel
nord-ovest.
Modifiche strutturali si erano poi avute sia fra alcuni popoli indoeuropei
sia fra i mediterraneo-caucasici dovute all'ambiente.
Oltre a certi gruppi tribali germano-scandinavi, avevano notevolmente
potenziato la propria struttura fisica e la loro statura alcuni popoli
viventi in aree periferiche particolarmente difficili e praticanti in alcuni
casi la poligamia (con relativa diffusione dei ceppi più forti).
Così era avvenuto nei Balcani dove ad esempio i Macedoni (dalla radice
«mag-magnus», i più alti, i più forti) erano notoriamente uno dei popoli più
alti e più forti d'Europa; anzi per certe aree può dirsi che lo siano ancora
oggi i loro discendenti slavi con cui si sono fusi: i Serbi, i Montenegrini,
i Bulgari, ecc.
Altro esempio di modifica strutturale con rafforzamento del fisico è
avvenuto nei gruppi periferici delle isole britanniche in particolare fra i
Celti scozzesi, mediamente notevolmente più alti degli altri Celti d'Europa
(per esempio i Celti di Francia).
Un fenomeno inverso è avvenuto nelle isole del Mediterraneo dove il
ristretto ambiente isolano senza possibilità di migrare e la mancanza di
cibo per tutti, ha generato una stirpe forte, ma di statura inferiore alla
media europea.
Uno strano fenomeno che si ripete anche per gli animali addomesticati dagli
uomini di queste isole.



Ben diversa è la ragione della trasformazione fisica avvenuta in gran parte
dei romano-italici a partire dall'VIII secolo avanti Cristo fino al 1 secolo
dopo Cristo.
Si tratta di uno dei fenomeni storico-demografici che merita maggiore
attenzione ma volutamente ignorato dagli storici europei.
Noi sappiamo bene che già nell' VIII secolo avanti Cristo, all'epoca delle
guerre puniche, la statura minima (dicesi minima) per essere arruolati
nell'esercito romano-repubblicano era di circa 1,65 cm; ciò vuol dire che la
statura media del legionario romano doveva aggirarsi intorno ai 1,70 cm,
comparabile con tutti i popoli europei di origine carpatica come i Celti ed
i Balcanici.
Sappiamo anche che i pretoriani, truppe scelte e preposte alla difesa dei
«praetores» cioè i consoli (e poi imperatori) dovevano essere alti almeno
1,78 m e di forza superiore alla media.
Queste truppe speciali corrispondevano al cuneo di attacco dei Kung (o re)
presso i Germani ed erano guerrieri di grande statura e di forza erculea che
a tutti gli antichi sembrava terribile.
Soldati dalle eccezionali caratteristiche fisiche erano anche gli «scudi
d'argento», le truppe scelte dei re macedoni, le truppe speciali dei Traci
(l'imperatore trace Massimiliano era alto oltre 2 metri e si circondava di
soldati di pari forza e statura) e dei re celti.
I Romani comunque non dovevano esser da meno se un console accettò di
battersi sotto le mura di Chiusi contro un re celta ed ucciderlo, causando
oltretutto l'avanzata dei Galli fino a Roma (si trattò oltretutto di un
fatto eccezionale perché simili duelli all'interno dell'esercito romano
erano puniti con la morte, per ragioni di disciplina).
E' peraltro assolutamente vero che l'etnia romano-italica subì un tracollo
numerico e fisico nei quattro secoli che vanno dalle guerre puniche fino
alla tardiva esenzione dal servizio militare obbligatorio concessa da
Vespasiano alle tribù italiche per impedire una vera e propria estinzione
fisica; lui stesso apparteneva alla tribù centro-italica dei Velini, una
delle più minacciate dalla estinzione.
Il servizio militare obbligatorio durava per i romani ben 25 anni (cosa che
oggi può sembrare assurda specialmente se si considerava che nessuna fascia
della popolazione ne era esclusa) e prevedeva un addestramento di circa 5/6
anni.
Legio, da cui la parola legione e legionario, deriva dal latino «e-lego»
cioè «scelta», mentre «exercitus» deriva da exercitare, cioè quelli che si
esercitano (ovviamente alla guerra).
Ma è la parola «e-ligo» che ci fa comprendere come tra i giovani delle 34
tribù dell'etnia romano-italica, soprattutto a partire dal VIII secolo
avanti Cristo, ma anche prima, venisse operata una scelta o selezione degli
uomini con le caratteristiche fisiche migliori; si cercavano giovani tra i
17/18 anni, di altezza superiore ad un metro e 65 centimetri, di sana
costituzione e che avessero un'adeguata forza fisica che li aiutasse a
sostenere il terribile addestramento dei legionari romani, da cui si usciva
o morti o soldati incomparabili.
Inoltre, bisogna ricordare che prima del VIII secolo avanti Cristo, vi era
un'usanza che leniva un poco la vita dei giovani romani.



Le guerre erano quasi tutte sul suolo italiano e d'inverno molti degli
uomini potevano tornare a casa, ricongiungendosi così alla proprie famiglie;
poi a marzo con l'inizio della buona stagione (mese per questo dedicato al
dio della guerra, Marte) dovevano tornare alle armi.
Invece, a partire dalla seconda guerra punica e per le seguenti guerre di
espansione d'oltre mare, al legionario romano divenne praticamente
impossibile tornare a casa; questa lontananza prolungata dalle famiglie
causò un decremento della natalità gravissimo.
Questa situazione politico-militare si protrasse praticamente per quattro
secoli con periodi di guerra che, come nel caso delle guerre puniche,
avevano mobilitato tutta la popolazione maschile romano-italica per decenni.
In alcune guerre la mortalità fu elevatissima per non dire spaventosa (anche
utilizzando il metro di giudizio delle guerra moderne).
Durante la seconda guerra punica circa la metà della popolazione maschile
romano italica cadde in guerra; persero la vita almeno 200.000 uomini ( di
cui 100.000 nella prima fase della guerra tra la Trebbia, il Trasimeno e
Canne).
Perdite gravi si ebbero pure durante le lunghe campagne in Oriente ed in
tutte le guerre di conquista nel Mediterraneo.
Ma il peggio arrivò con la guerra contro Cimbri e Teutoni; nella sola
battaglia di Aurasio caddero in combattimento 80.000 romani, quasi tutti
appartenenti alla nobiltà ed alle classi superiori cambiando così la
composizione sociale della Repubblica.
Le guerre del nord Europa furono sanguinosissime per l'esercito romano sia
contro i Galli che contro i Germani e durarono più di un secolo.
Tragiche furono poi le guerre civili; solo a Munda perirono 40.000 romani.
Nella guerra di Modena contro Catilina morirono i due consoli e Catilina
stesso, dopo un combattimento di inaudita violenza.
Dunque al volger dell'era volgare la stirpe romano-italica in quanto tale
era stata quasi annientata o almeno ridotta ad un livello demografico
prossimo al collasso.
Solo con la battaglia di Bedriaco, nel corso della guerra civile seguita
alla morte di Nerone, si pose fino a questo massacro.
Durante il secondo giorno di combattimento gli stessi ufficiali romani
dell'esercito del Reno s'interposero tra le parti per impedire l'orrenda
strage di giovani reclute italiche e dei pretoriani, che obbedendo agli
ordini, si stavano immolando per una causa dissennata.
Di lì a poco, il vincitore della guerra, Vespasiano, liberò gli italici dal
servizio militare obbligatorio della durata di 25 anni.



Senza alcuna possibilità di smentita, si può dunque affermare che nessun
altro popolo, per secoli, versò un tale fiume di sangue con tanti morti in
proporzione alla sua popolazione come il popolo romano-italico (senza poi
contare feriti e mutilati in un'epoca in cui le cure mediche erano pressoché
inesistenti).
Inoltre, il sistema della leva obbligatoria secondo una selezione basata
sulla statura e la forza fisica privava la popolazione non combattente dei
suoi elementi migliori e lasciando a casa i più deboli, i malati, i più
bassi.
Fu così che al volger dell'era volgare la popolazione romano-italica era
ridotta quasi ad un residuato etnico composto da elementi piccoli di
statura, fisicamente deboli e con difetti ereditari diffusissimi (vedi
l'anca mediterranea, i piedi piatti, ancor oggi diffusissimi in Italia,
gambe tronche, cioè con ossatura delle gambe deforme rispetto al corpo
ecc.).
La popolazione italiana (qui non si può più parlare di romano-italici)
cominciò a migliorare e rafforzarsi solo dopo le invasioni germaniche e
slave dell'alto Medioevo, arrivando al volger di questo millennio con un
normotipo simile alla media europea.
Nell'Italia settentrionale questo fenomeno di miglioramento etnico appare
particolarmente evidente, ma si sta estendendo anche al meridione
mediterraneo.
Per quanto riguarda l'aspetto dell'italiano medio del centro-nord, questo
non si differenzia molto da quello britannico salvo che per il colore
mediamente più biondo dei capelli, laddove l'italico è di colore mediamente
castano.
Gli occhi invece anche per il normotipo italiano dell'area citata, sono in
prevalenza di colore chiaro. Solo al sud e nelle isole prevale assai
nettamente il colore scuro con larghe percentuali di ceruleo, specie in
Sicilia (a forte presenza normanna).
Dunque nonostante le origini etniche nel popolamento di Gran Bretagna ed
Italia siano molti simili, si riscontrano alcune differenze nei due
normotipi e che sono dovute a cause storiche puramente accidentali.
In molte aree d'immigrazione italiana, specie nei Paesi anglosassoni,
permane tuttavia una percezione diversa del normotipo italiano rispetto alla
realtà.
L'immigrazione italiana verso Paesi come Stati Uniti, Australia e la stessa
Gran Bretagna, era per lo più proveniente dalle zone del sud d'Italia
(Campania, Calabria e Sicilia) dove la popolazione aveva dei tratti diversi
rispetto al resto della penisola.
Questo fenomeno è quindi all'origine dell'errata percezione del normotipo
italiano presso il popolo anglosassone; sarebbe, infatti, come giudicare il
normotipo anglosassone prendendo come campione le popolazioni gaeliche
dell'Irlanda o del Galles!



Infine, per quanto riguarda le vicende recenti e contemporanee nella
composizione demografica del Regno Unito di Gran Bretagna, si potrebbe e
dovrebbe fare una serie di precisazioni, ma i termini del problema che
abbiamo affrontato non cambierebbero molto.
Un altro aspetto che può differenziare il popolamento di Gran Bretagna ed
Italia risale all'epoca moderna e contemporanea.
La Gran Bretagna, dall'800 in poi, ha una popolazione ebraica di circa 500
mila persone, cifra dieci volte superiore a quell'italiana ( che peraltro è
d'origini antichissime).
In epoca recente, l'immigrazione proveniente dalle colonie dell'ex impero
britannico ha portato la popolazione asiatica ed africana a costituire il
10% dell'intera popolazione britannica; tale percentuale è almeno 5 volte
superiore rispetto all'Italia, dove sono presenti invece soprattutto
immigrati dell'est Europa.
Concludendo, la vera differenza tra il popolamento di Gran Bretagna e
Irlanda e della penisola italiana con il suo arcipelago, è che la
popolazione britannica sarà sempre più di origine meno europea di quella
abitante in Italia.
Fenomeno peraltro presente anche in altri Paesi europei quali Francia,
Belgio ed Olanda.



Professor Paolo Possenti




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Arduino
2007-04-26 17:08:10 UTC
Permalink
Post by Artamano
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Biotipo britannico ed italico nell'epoca attuale
Paolo Possenti
23/04/2007
Cavaliere romano appiedato, con corazza a segmenti; si noti il tipico scudo
piatto ovale da cavalleria. Rilievo del Poronaccio; II secolo d.C.
Pubblichiamo un'altra (l'ultima) anticipazione del testo «L'area insulare
britannica e l'area peninsulare italica Un singolare parallelismo storico»,
finora inedito, di Paolo Possenti, autore di
«Le radici degli italiani» (Effedieffe edizioni).
Biotipo britannico ed italico nell'epoca attuale
Ipotesi interessanti e del tutto plausibili. Come osservatore empirico,
aggiungerei il lento peggiorarsi delle condizioni di vita, (La
malnutrizione, non solo abbassa l'altezza, ma favorisce la sopravvivenza
del piccoletto che sopravvive con una ciotola di minestra od un pugno di
riso)
Riguardo al calo demografico, però farei un osservazione:
E' proseguito in Roma dopo la fine dell'obbligo militare, Si è
verificato in Francia dopo le guerre napoleoniche, in Europa dopo la
prima e secononda guerra mondiale, e: non ha avuto carattere temporaneo,
ma è perdurato e perdura tuttora. Sembra quasi una reazione inconscia,
come se dei popoli inorriditi dalle carneficine, rinunciassero
all'aumento demografico che è padre della necessità di espandersi e
quindi combattere.
Ad'I
marcofuics
2007-05-13 10:35:21 UTC
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Post by Arduino
Ipotesi interessanti e del tutto plausibili. Come osservatore empirico,
aggiungerei il lento peggiorarsi delle condizioni di vita, (La
malnutrizione, non solo abbassa l'altezza, ma favorisce la sopravvivenza
del piccoletto che sopravvive con una ciotola di minestra od un pugno di
riso)
mah, non sono totalmente d'accordo.

Un grande uomo, forte e grosso, ha bisogno di mangiare di piu' d'uno
piccolo, e' vero.
Ma se il grande mangia di piu' allora lavora anche di piu' e produce
materiale per il sostentamento in quantita' maggiore rispetto al
piccolo.
Insomma c'e' un bilancio energetico:
I grossi producono 10 , ma consumano anche 10...
i piccoli producono 5 e consumano 5.

Solo se dovessero esserci delle situazioni oggettive e naturalmente
incontrastabili da parte dell'uomo, di abbassamento delle risorse
alimentari (carestie, inondazioni, siccita' etc etc) allora si' che i
piccoli riuscirebbero per via del fatto che verrebbe comunque a
mancare quel substrato per la produzione degli alimenti. Il forte
anche lavorando di piu' non potrebbe comunque produrre di piu' per
mancanza d'acqua, ad esempio. Ma tali situazioni non durano per tempi
lunghissimi come vorrebbe far sembrare la premessa, tempi lunghi in
ragione di una differenziazione fisico-genetica.
stormingjo
2007-06-11 10:24:33 UTC
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Post by marcofuics
Post by Arduino
Ipotesi interessanti e del tutto plausibili. Come osservatore empirico,
aggiungerei il lento peggiorarsi delle condizioni di vita, (La
malnutrizione, non solo abbassa l'altezza, ma favorisce la sopravvivenza
del piccoletto che sopravvive con una ciotola di minestra od un pugno di
riso)
mah, non sono totalmente d'accordo.
Un grande uomo, forte e grosso, ha bisogno di mangiare di piu' d'uno
piccolo, e' vero.
Ma se il grande mangia di piu' allora lavora anche di piu' e produce
materiale per il sostentamento in quantita' maggiore rispetto al
piccolo.
I grossi producono 10 , ma consumano anche 10...
i piccoli producono 5 e consumano 5.
questo non è affatto vero. Dipende dal tipo di lavoro.
Ad esempio la caccia, se si tratta di percorrere dieci km nella
foresta, il piccolo consumerà di meno, il grande di più, ma
presumibilmente entrambi (se hanno la stessa mira!) avranno procurato
lo stesso quantitativo di cacciagione. E via discorrendo, gli esempi
sono infiniti. I grandi sono favoriti solo in quei lavori che
impegnano integralmente la massa muscolare (sollevamento grossi pesi)
e sono sfavoriti nei lavori di resistenza (quasi tutti quelli di
agricoltura), nel senso che consumano di più a parità di risultato
(hanno una serie di muscoli che - inutilizzati - consumano ma non
servono) e si stancano prima a trasportare kg e lg di muscoli
inutili(zzati): hai mai visto un maratoneta che pesi più di 70 kg?

p.s. non sei uno sportivo vero?
Artamano
2007-06-12 18:07:16 UTC
Permalink
Post by stormingjo
questo non è affatto vero. Dipende dal tipo di lavoro.
Ad esempio la caccia, se si tratta di percorrere dieci km nella
foresta, il piccolo consumerà di meno, il grande di più, ma
presumibilmente entrambi (se hanno la stessa mira!) avranno procurato
lo stesso quantitativo di cacciagione. E via discorrendo, gli esempi
sono infiniti. I grandi sono favoriti solo in quei lavori che
impegnano integralmente la massa muscolare (sollevamento grossi pesi)
e sono sfavoriti nei lavori di resistenza (quasi tutti quelli di
agricoltura), nel senso che consumano di più a parità di risultato
(hanno una serie di muscoli che - inutilizzati - consumano ma non
servono) e si stancano prima a trasportare kg e lg di muscoli
inutili(zzati): hai mai visto un maratoneta che pesi più di 70 kg?
p.s. non sei uno sportivo vero?

arta:
le tue sono considerazioni interessanti.
Ma forse una spiegazione c'è.
Guarda ad esempio la coda di pavone.
E'inutile e il pavone maschio diventa addirittura più vulnerabile.
Ma siccome avvantaggia nel corteggiamento allora la selezione naturale ha
fatto si che non solo rimanesse ma addirittura si sviluppasse.

Forse le dimensioni fisiche hanno avuto un ruolo simile.
Magari un uomo grande e grosso apparve più affascinante,a pari delle altre
condizioni,magari anche solo perchè per diventare così ha potuto mangiare
meglio e quindi essere stato più bravo a procurarsi il cibo.
O forse essere avvantaggiato nei conflitti tra maschi.
Nemo
2007-08-26 18:22:52 UTC
Permalink
Post by Artamano
Si tratta di uno dei fenomeni storico-demografici che merita maggiore
attenzione ma volutamente ignorato dagli storici europei.
Noi sappiamo bene che già nell' VIII secolo avanti Cristo, all'epoca delle
guerre puniche, la statura minima (dicesi minima) per essere arruolati
http://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_puniche

http://it.wikipedia.org/wiki/Fondazione_di_Roma

Se cominciamo a "ciccare" questi dati....

ciao.

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